venerdì 23 gennaio 2009

Fisioterapista, che passione!!!

Il fisioterapista è indubbiamente per vocazione una persona che ha una predisposizione verso il prossimo, che indubbiamente si affina con l’esperienza quotidiana del combattere contro il dolore, la diminuita funzionalità, le affezioni morbose che interessano il fisico ma soprattutto pongono l’individuo di fronte al disagio emotivo e psicologico. Questa predisposizione ad aiutare il prossimo porta il fisioterapista a svolgere la sua professione, nelle sue svariate applicazioni in funzione delle patologie e dei singoli interessi professionali, comunque con quella voglia, tipica delle società in cui forte è il bisogno di aiutarsi per affrontare la continua sfida quotidiana dell’esistenza.Per certi versi nel fisioterapista, o almeno in molti dei fisioterapisti, è profondamente radicato il valore della vita inteso come bene supremo da conservare nel miglior modo possibile, unitamente ai valori di altruismo e dedizione verso il prossimo. E’ sufficiente pensare a quante persone si confidano con il proprio fisioterapista, chiedono consigli personali che escono dalla sfera professionale, o credono di vedere in lui quello che avrebbero voluto avere come figlio/a, padre/madre, ...Tu fisioterapista ,devi avere la pazienza nell'ascolto dell'altro, cercare di avere sempre un sorriso e mettere da parte i tuoi problemi personali quando si è al lavoro...Ti insegna tanto perchè sei a contatto con il mondo reale e non del virtuale. Il rapporto con le persone è il nostro lavoro!!!Molto più che il medico o l'infermiere, o meglio, in maniera diversa... L'ora di trattamento non è solo gli esercizi che fai fare, ma anche ascoltare, a volte condividere, rassicurare, dare speranza, perchè no anche chiaccherare,...è molto di più!!! Ed è per questo che il nostro lavoro è bellissimo!!!Fisioterapia la fai per vocazione e non per i soldi... poi non ti escludo casi fortunati di fisioterapisti che hanno fatto anche quelli!non si guadgna moltissimo... ma la soddisfazione è tanta!
Adesso sono solo un semplicissimo studente che sta coltivando la sua passione e che soprattutto ha avuto la fortuna di entrare in tale corso di laurea. Spero di finire presto i miei studi affinchè
possa anche io aiutare gli altri a stare meglio....

mercoledì 21 gennaio 2009

Interior design by my friend Beppi


L'interior design o architettura degli interni,o meglio ancora potremmo dire progettazione degli interni,è una disciplina a lui molto cara in quanto laureando in Architettura e più precisamente nel Corso di laurea in Disegno Industriale.Progettare significa per lui essere dentro ad un processo che và dall'ideazione all''elaborazione,allo sviluppo,alla realizzazione di un progetto sulla base di un tema assegnato;il lavoro coinvolge al 100% il designer che si sente parte della realizzazione,che sarà si sofferta,lunga e soggetta a mille cambiamenti rispetto al bozzetto iniziale,ma una volta completata l'opera è sicuro che la soddisfazione è immensa...
Ora stà seguendo in terzo hanno del suddetto corso di laurea, e le previsioni lo dovrebbero vedere laureato entro la fine del 2009 o al massimo inizio 2010...speriamo in una carriera lavorativa ed per ora universitaria di alto livello..auguri e in bocca al lupo Matte!!!

giovedì 15 gennaio 2009

Com'è diverso l'innamoramento per uomini e donne

Negli ultimi tempi sono usciti moltissimi libri di donne contro l'amore descritto come stupidità, schiavitù, dipendenza. Le riviste femminili ne parlano poco, criticano i maschi e, soprattutto, danno i consigli di seduzione: come vestirsi, come truccarsi, come avvicinare e conquistare sessualmente l'uomo appena incontrato che ti piace.Un compito, in realtà, piuttosto facile visto che per millenni è sempre stato l'uomo a darsi un gran daffare per conquistare la donna e ora invece trova tutto facilitato. Gli uomini sono diventati più sicuri di sé, più alteri, addirittura più superbi. Non erano abituati a essere tanto corteggiati.Nello stesso tempo le donne si lamentano che non ci sono più «veri uomini». E cioè? Uomini ardenti di desiderio, che sanno corteggiare, che sanno amare con passione. Dietro l'ostentata indifferenza, dietro la ricerca della conquista sessuale le donne continuano a desiderare l'amore. In ogni uomo che «seducono », sperano sempre di trovare «Lui», il grande amore che hanno sempre sognato. Perché amano l'amore e, quando sono innamorate, diventano più belle. Gli uomini no, per loro l'innamoramento è come una mazzata in testa e lo vivono quasi come una malattia. Di conseguenza se ne difendono e non si abbandonano se non sono sicuri di essere amati in modo fedele. Perciò, quando incontrano una donna che ostenta la sua libertà sessuale, costruiscono istintivamente dentro di sé delle barriere che ostacolano l'amore.Così maschi e femmine desiderano un amore appassionato e sincero, ma non si fidano abbastanza gli uni delle altre per lasciarsi andare. Per questo mi sento autorizzato a scrivere d'amore. Per ricordare a entrambi come è importante l'amore che fa battere il tuo cuore, che incendia tutte le cellule del tuo corpo. Per cui il tuo amato sarà la prima cosa cui pensi svegliandoti il mattino, l'ultima prima di addormentarti. E non ti stancherai mai di accarezzarlo, di baciarlo, di dirgli quanto lo ami, di parlargli del piacere che provi, della sua bellezza, del profumo della sua pelle. E sarai felice quando sentirai la sua voce, quando, allungando una mano sfiorerai il suo corpo. Sarai felice anche solo a camminare insieme per strada, o a prendere un caffè, o a guardare le vetrine e perfino a stare seduti su una panchina ai giardini pubblici.

mercoledì 17 dicembre 2008

I diari della motocicletta


“I diari della motocicletta” non è un film sul leggendario “Che”, icona di una rivoluzione contro le ingiustizie a favore degli oppressi. Chi entra in sala con la speranza di vedere la storia e le lotte del mitico “Che” Guevara nel suo amato Sud america, rimane altamente deluso.Questo film θ un’altra cosa. E’ un viaggio, un diario, un’avventura, un divertimento, una progressiva presa di coscienza man mano che vengono consumati centinaia di chilometri sulle strade polverose dell’Argentina, del Cile, del Perω, del Venezuela. Sono gli inizi degli anni ’50 e Ernesto Guevara (il bravissimo giovane attore messicano Gael Garcνa Bernal), non θ ancora il “Che”, ma “El Fuser”, scanzonato ventitreenne che a un passo dalla laurea in medicina, decide di partire con il suo migliore amico biochimico Alberto Granado (Rodrigo De la Serna), per un avventuroso viaggio attraverso l”America Latina, a bordo della (questa sμ giΰ) mitica “Poderosa”, una moto Norton 500.Un viaggio di esplorazione e scoperta dei luoghi piω nascosti di questo affascinante paese, che inizia con entusiasmo e divertimento (il film inizialmente ha una forte dose di ironia, ai due protagonisti capitano bizzarre disavventure) per poi scivolare in un terreno piω oscuro e introspettivo. Il momento di rivelazione e di scoperta del proprio io (che evidentemente giΰ esisteva, ma doveva essere rivelato, reso consapevole) θ il dialogo che Ernesto ha con una peruviana, una sera attorno ad un fuoco. Dopo aver detto che stava fuggendo insieme al marito perchι comunisti, chiede ai due avventurosi viaggiatori il motivo del loro viaggio. Momento di silenzio. Imbarazzo. Perchι stiamo viaggiando? Ernesto risponde ingenuamente “per viaggiare”, ma nei suoi occhi (ben rappresentati con un intenso primo piano) giΰ si legge il cambiamento d’animo, la scoperta del suo io. Tale rivelazione trova la piena consacrazione quando i due arrivano al lebbrosario e prestano il loro aiuto come medici. Un fiume divide simbolicamente i malati dai sani e la traversata impossibile a nuoto di Ernesto per raggiungere la sponda dove vivevano i malati rappresenta il coraggio, la lotta e la forza d’animo che di lμ a pochi anni dimostrerΰ di avere nelle lotte politiche in tutto il continente. Il film θ quindi un viaggio ludico che diventa introspettivo e la sceneggiatura (di Josι Rivera) scandisce questo passaggio. Le parole del diario che Ernesto scrive durante il viaggio sono tratte da due celebri diari, uno scritto da “Che” Guevara, “Latinoamericana”, (edito da Feltrinelli), e l’altro “Un gitano sedentario” scritto dall’amico compagno di viaggio, tuttora vivente, Alberto Granado.Il regista Walter Salles (Central Do Brazil) dimostra di avere quell’intento documentaristico di raccontare non solo il Brasile, ma tutta l’America Latina. Le immagini fotografiche in bianco e nero (che inframezzano il film) di minatori in disperata ricerca di lavoro, di povera gente che dorme su amache usurate, di donne che lavano i panni nel fiume, sono la fotografia di un Paese, ma anche la denuncia di una situazione di miseria e povertΰ.In definitiva quindi lo spettatore non deve vedere il film con lo spirito di vedere un mito, bensμ la semplice crescita di un ragazzo qualunque grazie a un viaggio attraverso la miseria.Si entra in sala per capire l’origine delle trasformazioni che porteranno un giovane studente di medicina argentino a diventare icona della libertΰ e della lotta contro le ingiustizie.
La Sicilia, terra meravigliosa dai mille profumi, intersezione di culture millenarie, dal mare
limpido e di un blu accecante. Sicilia dalla gastronomia sorprendente e gustosa. Sicilia
con i propri monumenti straordinari. Tutto
questo è semplicemente: Sicilia!
Rischio di caduta nel paziente geriatrico



Le cadute sono uno fra i problemi più seri dell’età geriatrica; sono associate ad una elevata mortalità e mobilità con la riduzione della funzionalità ed ammissione in casa di cura oppure a strutture residenziali.Sia l’incidenza della caduta nella persona anziana che le complicanze ad essa correlate aumentano in maniera esponenziale dopo i 60 anni.

Nella fascia di età sopra i 65 anni, approssimativamente il 35-40 % delle persone residenti in comunità, cade annualmente e dopo i 70 anni queste percentuali sono anche più alte.I tassi di incidenza in strutture geriatriche residenziali e negli ospedali sono almeno 2 volte superiori per i pazienti over 65 anni; e si aggirano su una media di 1,5 cadute annuali per letto ed uno studio svolto negli stati Uniti mostra che una percentuale variabile fra il 10 ed il 25% delle cadute di pazienti istituzionalizzati, risulta in una frattura lacerazione oppure in altri danni che necessitano di cure ospedaliere.

Appare quindi evidente la necessità, per i professionisti della riabilitazione che lavorano in strutture geriatriche residenziali, di avere degli strumenti sempre più validi ed affidabili che riescano a predire l’evento caduta identificando i pazienti più a rischio.In questa mia revisione ho elencato i principali strumenti per la valutazione dell’equilibrio correlati delle loro caratteristiche metriche, ove ricavabili in letteratura, la loro modalità di uso ed il target di popolazione a cui il test si riferisce.
Pubalgia


Il termine “pubalgia”, purtroppo così frequente nel mondo dello sport, è l’espressione dei sintomi localizzati a livello della regione del pube, con irradiazioni dolorose, secondo la gravità, verso gli adduttori, gli addominali e le arcate crurali. Può essere aggravata da ripercussioni viscerali a livello di vescica, intestino, stomaco.

Nonostante una definizione alquanto imprecisa e generica, la pubalgia è una condizione molto invalidante per lo sportivo, tanto da costringere l’atleta a lunghe assenze dagli allenamenti e dalle competizioni. Negli ultimi anni, inoltre, i casi di pubalgia sono aumentati in modo considerevole, specie negli atleti di alto livello. La casistica sportiva nella letteratura internazionale riporta un’incidenza media nei vari sport dal 5 al 15% di tutti gli infortuni.I calciatori, i tennisti e i rugbisti sono le vittime favorite di questa affezione, poiché i gesti tecnici sport specifici che costantemente effettuano e gli intensi carichi di lavoro procurano forti squilibri a livello del bacino con successive alterazioni funzionali.B. Brunet definiva provocatoriamente la pubalgia come “sindrome ripostiglio” per contestare una mentalità che, per superficialità e comodità, riuniva una serie di entità cliniche che in molti casi poco avevano a che fare fra loro e ancora meno avevano a che fare con il pube, ma erano contraddistinte da un unico comune denominatore: il dolore al pube.La diagnosi di pubalgia è spesso solo una constatazione clinica. Ritengo che sia indispensabile e necessario, di fronte ad un atleta “pubalgico”, ricercare e individuare le cause e gli eventuali fattori predisponenti attraverso un’attenta valutazione funzionale, processo fondamentale per impostare un trattamento riabilitativo corretto.